Si chiama ARISTOCRATICA, e non potrebbe portare nome più vero.
Sospesa come un pensiero nella penombra di una stanza, questa lampada pare uscita da un’epoca in cui l’eleganza non aveva bisogno di ostentazione, ma bastava un gesto, un dettaglio, una luce tenue.
Il corpo centrale è un busto diritto e composto: essenziale. Da esso si estende un diffusore che ricorda un paralume d’altri tempi.
E lì avviene la magia.
Il policarbonato, leggerissimo e sottile, si tinge del verde Adda, una sfumatura cangiante e malinconica, come l’acqua che scivola via silenziosa dove il lago di Como si fa fiume. È il colore del passaggio, della memoria, del tempo che fluisce con dignità — proprio come lei, la lampada, che non ha bisogno di apparire per essere.